Una seconda possibilità per la plastica

Kim Ragaert, ordinario all’Università di Maastricht, sostiene, dati alla mano, che la sostituzione della plastica con altri materiali non ridurrebbe l’inquinamento ambientale ma, anzi, comporterebbe un peggioramento. Milou Schreuders l’ha intervistata.

 

Se sostituissimo la plastica con la carta o il vetro, l’ambiente ne beneficerebbe? “Sorprendentemente no” dice la professoressa di Plastica Circolare Kim Ragaert. Chiede un approccio alternativo volto ad aumentare la consapevolezza e la conoscenza del riciclo. “Dovremmo vedere la plastica come una materia prima piuttosto che come un rifiuto”.

Molte persone pensano di essere rispettosi dell’ambiente scegliendo un bicchiere di vetro invece di una bottiglia di plastica, o un sacchetto di carta invece di una borsa di plastica. Nel suo TED Talk ‘Plastic Rehab’, Kim Ragaert sottolinea che optare per la variante di plastica può essere la scelta migliore. Il processo di produzione e riciclo della plastica ha spesso un’impronta ecologica minore di quella di materiali come il vetro e la carta. “La plastica non è tutta cattiva”, dice. “Ma dobbiamo essere consapevoli di come la usiamo”.

 

Già da bambina, Ragaert era curiosa verso i materiali, voleva capire come sono assemblati e come possiamo riutilizzarli. Di particolare interesse per lei era un materiale altamente versatile: la plastica. Quindi è forse poco sorprendente che sia stata recentemente nominata professore di Plastica Circolare all’Università di Maastricht. Ragaert descrive il suo nuovo luogo di lavoro come un’istituzione giovane e dinamica che offre abbondanti opportunità.

 

Anche nel suo campo di ricerca le opportunità abbondano. “Quando ho iniziato questa ricerca circa 10 anni fa, né l’industria né il mondo accademico avevano molto interesse per argomenti come il riciclo e la plastica sostenibile. La nuova legislazione europea e l’aumento della pressione sociale hanno innescato un cambiamento radicale. Il riciclo è diventato un argomento caldo, ma la ricerca è ancora agli inizi”.

  • Guarda il TED Talk ``Plastic Rehab`` di Kim Ragaert

Perché la plastica ha un’immagine così negativa, soprattutto quando la ricerca dimostra che non è poi così male? “Un sacco di cose usa e getta sono fatte di plastica, quindi siamo arrivati a vederla come ‘spazzatura’. L’inquinamento da plastica è anche molto visibile. Per non parlare delle storie negative che girano nei media, le microplastiche che colpiscono la nostra salute e simili, anche se ancora ci sono poche prove scientifiche a sostegno”.

La plastica è, per così dire, vittima del suo stesso successo. “È leggera, forte e versatile, il che la rende economicamente attraente. Ma ci sono molti sottotipi diversi di plastica e, in senso pratico, questo è il problema. Un buon riciclo della plastica è molto più complicato che il semplice buttare tutto insieme nel bidone della differenziata”.

 

Naturalmente, dobbiamo evitare di creare una grande quantità di rifiuti aggiuntivi. Ragaert deplora misure come la direttiva europea sulla plastica monouso, che proibisce che i prodotti usa e getta siano fatti di plastica invece di vietarli del tutto. “Questo dà alla gente una ‘licenza di sporcare, implicando che si possono usare alternative come le cannucce di bambù o le tazze da minestra biodegradabili una volta e poi buttarle via. In questo modo non vengono riciclate e finiamo per inquinare ancora di più l’ambiente. Preferirei vedere una direttiva europea sui prodotti monouso: riutilizziamo tutti i nostri prodotti più spesso, prendendo la plastica come esempio. Dovremmo vederla come una materia prima piuttosto che come un rifiuto”.

Un impegno più forte per il riciclo della plastica richiederebbe una mentalità diversa, più responsabile. “Per cominciare, chi progetta dovrà progettare prodotti che tengano conto del processo di riciclo. Il governo può incoraggiare questo attraverso la legislazione e i sussidi. Inoltre, dobbiamo aumentare la consapevolezza: i consumatori devono sapere che la plastica è un materiale prezioso, che possiamo davvero farci qualcosa se la riutilizziamo correttamente. Allora la domanda alla fine sorgerà di nuovo automaticamente, e diventerà più facile per gli sviluppatori e i rivenditori di prodotti usare di nuovo la plastica. Spesso ne rifuggono perché la pressione dei consumatori è alta e la plastica ha una cattiva immagine”.

Leggi l’articolo originale dell’Università di Maastricht

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