Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria crociata contro la plastica, l’opinione pubblica ha invocato a gran voce un approccio plastic free, eppure l’attuazione di questo sistema non porta ai vantaggi ambientali ed economici sperati e si rivela spesso inadatto.
Ne è un esempio il caso della catena inglese di supermercati Iceland che ha provato a eliminare gli imballaggi di plastica dai suoi scaffali. Il risultato di questo approccio ha evidenziato come la plastica sia fondamentale per preservare gli alimenti: adottando imballaggi in carta si è visto che alimenti come banane, bacon e lattuga deperiscono molto più rapidamente con un conseguente aumento dello spreco alimentare.
Ma non solo, i clienti preferiscono poter vedere cosa acquistano, per questo la catena Iceland ha provato ad aggirare il problema imbustando alimenti come pane e patate in confezioni di carta che presentassero dei fori, purtroppo però questa soluzione si è rivelata fallimentare poiché gli involucri finiscono per lacerarsi molto facilmente.
Un altro fattore che è emerso dall’adozione di un approccio plastic free da parte di Iceland, è l’aumento dei costi e dei furti, il primo dovuto al rincaro delle materie prime e il secondo alla facilità di occultamento dei prodotti imballati nella carta piuttosto che nella più ingombrante plastica.
Richard Walker, figlio del fondatore di Iceland, è giunto alla conclusione che sia necessario cercare di ridurre il consumo di plastica, ma che questa sia spesso preferibile a soluzioni alternative per motivi di igiene, sicurezza, conservazione e praticità.
Dunque il giusto approccio da parte dei consumatori sarebbe quello di educare a un uso responsabile della plastica differenziandola in modo corretto e da parte dell’industria puntare su imballaggi riciclabili e potenziare il riciclo. Quello che risulta non risolutivo è la sua eliminazione.
Fonte: Il Foglio, Edizione Weekend 25-26 Giugno 2022