Nonostante la plastica sia un materiale quotidianamente bersagliato dai mezzi di comunicazione, l’industria che la produce e la trasforma occupa un’importante posizione nello scenario economico italiano. Secondo lo studio “La circolarità della plastica: opportunità industriali, innovazione e ricadute economico-occupazionali per l’Italia” firmato da The European House – Ambrosetti, la filiera della plastica si posiziona all’8° posto per fatturato tra i settori manifatturieri italiani. Nel 2020 ha infatti generato un fatturato di 45,8 miliardi di euro, un valore superiore alla somma del settore della fabbricazione della carta (24,2 miliardi di euro) e delle industrie tessili (20,6 miliardi di euro).
45,8 miliardi di euro di fatturato (4,7% del totale manifatturiero)
12,7miliardi di euro di Valore Aggiunto (5,1% del totale manifatturiero)
19,9 miliardi di euro di export (4,9% del totale manifatturiero)
180mila occupati ca.
In termini di valore aggiunto la filiera della plastica occupa una posizione importante nel sistema italiano generando 12,7 miliardi di euro, classificandosi al quinto posto con un valore di poco inferiore all’industria dell’automotive, e superiore sia a quella della chimica che a quella dell’elettronica.
Anche l’aspetto occupazionale risulta rilevante nel sistema manifatturiero nazionale. Nel 2020 l’industria della plastica ha sostenuto oltre 179mila occupati, un valore superiore agli addetti del settore automotive, così come delle industrie tessili e delle bevande.
Nell’export la filiera della plastica gioca un ruolo rilevante, con una quota pari al 4,8% del totale italiano. In Europa la filiera della plastica è seconda per fatturato solo alla Germania, precedendo Francia, Regno Unito e Spagna.
Per ogni 100 Euro investiti nel settore della plastica, se ne generano 218 nelle filiere collegate e per ogni 100 unità di lavoro dirette si attivano ulteriori 177 unità di lavoro nelle filiere collegate.
Sono numeri quelli della filiera della plastica molto significativi, ma il dato ancor più interessante rilevato da European House – Ambrosetti è il calcolo dei moltiplicatori economici e occupazionali.
Utilizzando le matrici Istat per 63 settori economici risulta che per ogni 100 euro investiti nel settore della plastica se ne generano 218 nelle filiere collegate (193 per impatto indiretto e 25 per impatto indotto). Il moltiplicatore economico della plastica è dunque di 3,18, un valore in aumento del 33% rispetto alla precedente analisi del 2013.
Notevole anche il moltiplicatore occupazionale che è pari al 2,77: per ogni 100 unità di lavoro dirette nel settore della plastica si attivano 177unità di lavoro nelle filiere collegate (143 per impatto indiretto e 34 per impatto indotto).
Questi moltiplicatori rendono il comparto della plastica il settore manifatturiero con la maggiore distribuzione di impatto economico diretto sugli altri settori: 1° settore sui 17 settori manufatturieri analizzati nel rapporto.
Leggi di più nel rapporto strategico: La Circolarità della plastica: opportunità industriali, innovazione e ricadute economico-occupazionali per l’Italia