La mancanza della materia plastica sta diventando una vera e propria emergenza che riguarda migliaia di imprese al punto che in molti casi si sono fermate le linee di produzione. I prezzi sono saliti alle stelle per raggiungere un record storico, e il mercato non è in grado di soddisfare la domanda. Unionplast valuta che la scarsità di polimeri abbia costretto oltre l’80% delle imprese italiane della filiera della plastica a ridurre la produzione.
Denuncia Luca Iazzolino, presidente Unionplast: “Non siamo l’unico settore a cui mancano materie prime e semilavorati ma è paradossale che non se ne parli abbastanza. Abbiamo scalato montagne per resistere al Covid e ora ci dobbiamo inginocchiare di fronte alla mancanza di materiali”.
A rischio forniture fondamentali per il settore farmaceutico e alimentare
Questa emergenza, che è ormai estesa all’Europa, non è un rischio solo per l’occupazione – in Europa il settore occupa 1,5 milioni di persone – ma minaccia di compromettere la fornitura di prodotti rilevanti per industrie chiave come la farmaceutica e l’alimentare. Si teme infatti che il perdurare di questa situazione metta in grave difficoltà i supermercati che resterebbero
a corto di imballaggi alimentari. Un altro settore in allarme è quello medico-farmaceutico, il rischio infatti è che si riducano le forniture di prodotti fondamentali per combattere il Covid, comprese le siringhe per i vaccini che in tempi brevi dovranno essere disponibili in milioni di pezzi.
La crescita dei prezzi dei polimeri non ha precedenti
Le carenze nella supply chain dei polimeri e l’aumento dei prezzi hanno carattere ciclico, ma gli attuali rincari non hanno precedenti. I prezzi delle materie plastiche hanno iniziato a salire lo scorso autunno registrando una progressiva crescita che è diventata una vera e propria impennata: il prezzo del polietilene a bassa densità, utilizzato soprattutto nel packaging alimentare, è cresciuto di oltre il 50% rispetto all’ottobre scorso, mentre il Pet delle bottiglie plastiche e il polipropilene sono rincarati del 40%, per non parlare del polistirene il cui rincaro sfiora il 70%. Aumenti che i trasformatori di materie plastiche considerano difficili da riversare a valle.
Plastica e imballaggi sono insostituibili nelle situazioni critiche
Le carenze di polimeri e l’aumento dei prezzi sono il frutto di diverse concause, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’eccezionale ondata di gelo avvenuta a metà febbraio in Texas che ha messo in difficoltà decine di stabilimenti petrolchimici, che non riforniscono soltanto gli Stati Uniti ma anche i mercati esteri. Le previsioni non sono rosee, anche se la situazione in Texas si sta normalizzando, l’offerta è lenta a riprendersi e a ricostruire le scorte interne, mentre la domanda in Europa e nel mondo corre più velocemente del previsto, soprattutto a causa del Covid.
Da anni si accusano plastica e imballaggi di essere responsabili di tutti i mali del mondo, per poi accorgersi del ruolo fondamentale quando vengono a mancare, soprattutto nelle circostanze critiche che l’Italia e il mondo stanno vivendo.