Riteniamo interessante riportare l’analisi che David Clement, del Consumer Choice Center per il Nord America, fa dei primi passi di Biden sul fronte della politica climatica e delle probabili decisioni sulla plastica.
Il presidente Biden ha subito riaffermato l’adesione degli Stati Uniti all’accordo di Parigi sul clima confermando le aspettative che vedono nella nuova amministrazione un deciso difensore dell’ambiente. Gli ambientalisti hanno applaudito le prime azioni del presidente, e stanno spingendo per fare di più. Greenpeace vuole che Biden dichiari guerra alla plastica e il comitato editoriale del Los Angeles Times ha sollecitato restrizioni sulla plastica monouso in tutte le future politiche.
È assai probabile che l’amministrazione Biden metterà la plastica nel mirino, ma ci si dovrebbe chiedere se i divieti sulla plastica sono, nel complesso, positivi per l’ambiente e il clima. Molte delle ricerche e delle esperienze di altri paesi ci indicano la direzione opposta. Quando la Danimarca ha preso in considerazione la messa al bando delle borse di plastica monouso per la spesa, le ricerche condotte hanno dimostrato che queste erano migliori rispetto alle alternative. I danesi sono arrivati a questa conclusione basandosi su 15 parametri ambientali, tra cui il cambiamento climatico, la tossicità, l’esaurimento dell’ozono, l’esaurimento delle risorse e l’impatto sugli ecosistemi. Hanno calcolato che i sacchetti di carta dovrebbero essere riutilizzati molte volte per avere lo stesso impatto totale di un sacchetto di plastica. Lo stesso vale per i sacchetti di cotone. Se l’ambiente è la nostra preoccupazione, vietare i sacchetti di plastica è un fatto negativo.
Ricercatori svizzeri, esaminando i contenitori per alimenti destinati ai bambini, hanno concluso che l’uso della plastica rispetto al vetro ha ridotto le emissioni grazie al peso inferiore e ai costi di trasporto più bassi. Questa stessa metrica si applica anche a molto altro, dagli imballaggi alimentari ai beni di consumo quotidiani. Limitare la plastica spingerebbe senza dubbio i consumatori verso alternative ad alto impatto, andando così contro gli obiettivi di sostenibilità e riduzione dei rifiuti.
Questo non significa negare il serio problema dei rifiuti di plastica mal gestiti. Se Biden vuole agire per rimuovere i rifiuti di plastica dal nostro ambiente, dovrebbe considerare pratiche di riciclo innovative che si stanno dimostrando efficaci, come la depolimerizzazione chimica. Ci sono progetti innovativi in corso in tutto il Nord America guidati da scienziati e imprenditori, che partendo da semplici plastiche, alterano i loro legami chimici e le ripropongono in pellet di resina, piastrelle per la tua casa e persino asfalto stradale. Questo approccio permette all’innovazione di risolvere i rifiuti di plastica, crea posti di lavoro e lo fa con un impatto ambientale minimo.
Ma per coloro che riconoscono il potenziale di questa innovazione, rimane ancora il problema delle microplastiche, che spesso finiscono nelle nostre fonti d’acqua. Fortunatamente, gli scienziati hanno una risposta anche qui. Utilizzando l’ossidazione elettrolitica, i ricercatori sono riusciti ad “attaccare” le microplastiche, scomponendole in molecole di C02 e acqua, il tutto senza altre sostanze chimiche. L’amministrazione Biden potrebbe abbracciare la scienza che rende queste tecnologie scalabili e sostenibili.
Se il presidente Biden vuole ascoltare la chiamata alla difesa del clima, ha tutti gli strumenti a sua disposizione per farlo. Ma invece di approvare costosi e inefficaci divieti sulla plastica, dovremmo guardare agli innovatori e agli scienziati che stanno offrendo una terza via sui rifiuti di plastica. Questa sarebbe il vero endorsment della scienza per il 21° secolo.