Intervistato da Filippo Solibello, giornalista conduttore di Caterpillar in occasione dell’assemblea di Federazione Gomma Plastica, Marco Bergaglio, presidente di Unionplast, ha rilasciato uno speech sulla plastica, la cui reputazione ha subito in questi anni duri colpi da parte del mondo dell’informazione che hanno indotto anche revisioni legislative restrittive.
Il mondo dell’informazione ha attaccato la plastica senza il supporto di studi scientifici e senza tenere conto del contesto
I temi di sostenibilità, sostiene Bergaglio, toccano tutti e sono stati molto dibattuti a tutti i livelli. Non esiste testata che non faccia riferimento ai temi ambientali, così come anche le ONG e l’opinione pubblica che interviene sui social. Le informazioni hanno la funzione positiva di tenere alta l’attenzione su un tema che ha delle elevate criticità, che non vanno assolutamente negate. Il problema nasce quando una testata scientifica o una ONG, senza disporre di un solido comitato tecnico scientifico a supporto, iniziano a proporre delle soluzioni basate su dati parziali, dati senza base scientifica, senza uno studio LCA che dimostri il beneficio delle proposte. Spesso inoltre sono posizioni che non tengono conto del contesto che è poco conosciuto dall’opinione pubblica. Un contesto che riguarda migliaia di aziende che danno lavoro a più di centomila persone con un fatturato prossimo ai 20 miliardi di euro nella sola prima trasformazione e che nella seconda quasi raddoppia. Un settore che vale il 5% della manifattura italiana con un export che supera il 40% e con una bilancia dei pagamenti di 8 miliardi in attivo. Un settore che ha già delle forti radici di circolarità.
L’Italia ricicla il 55% degli imballi immessi al consumo e il 18% degli oggetti in plastica sono prodotti con plastica riciclata
Ci è stato chiesto dalla normativa europea di istituire un EPR, cioè di farci carico del famoso “Chi inquina, paga” e noi dopo vent’anni di COREPLA siamo arrivati a ottenere dati di tutto rispetto: nel 2021, abbiamo riciclato il 55% degli imballi immessi al consumo e ne abbiamo raccolti 9,5 su 10 (9,5 imballaggi su 10 hanno avuto un fine vita diverso dalla discarica, che è un po’ quello che l’Unione Europea ci ha chiesto. Dati di questo tipo sono sconosciuti ai più e anche chi li commenta spesso non li conosce.
Un altro dato importante è che in Italia circa il 18% delle materie plastiche trasformate, circa 5 milioni e mezzo di tonnellate, sono plastiche riciclate. Da notare che questa percentuale del 18% è circa il triplo della media europea. Cosa significa tutto questo? Vuol dire che abbiamo già fatto metà del cammino di transizione che il settore deve fare. Ne abbiamo davanti un’altra metà, la più dura, chiaramente più arriviamo all’ultimo miglio più raggiungere il risultato è faticoso. Però partiamo da una base molto solida sia come settore che come percorso di transizione che non può essere disconosciuto.
Ne abbiamo davanti un’altra metà, la più dura, chiaramente più arriviamo all’ultimo miglio più raggiungere il risultato è faticoso. Però partiamo da una base molto solida sia come settore che come percorso di transizione che non può essere disconosciuto.
Il cambio dell’atteggiamento da punitivo a propositivo può aprire ampi spazi di miglioramento
Il punto di partenza è molto solido, ma siamo davanti a sfide epocali. Se l’atteggiamento da punitivo diventa propositivo si possono aprire spazi di miglioramento molto ampi.
Se si passa dal bando dei prodotti o dalla tassazione indiscriminata a un accompagnamento con incentivi che fissino obiettivi sfidanti ma possibili che vadano a coniugare la sostenibilità ambientale a quella sociale ed economica, emergerà in modo chiaro che la plastica, che ha le sue criticità, può dare un contributo alle sfide globali, come dare da mangiare al pianeta, decarbonizzare la nostra economia e rendere circolari i nostri materiali.
Se abbiamo bisogno di non sprecare neanche un grammo dei nostri alimenti ci sono imballaggi performanti e nessuno meglio della plastica può garantire queste performance. Se abbiamo bisogno di esportare il made in Italy, la plastica è essenziale. Se dobbiamo costruire pannelli fotovoltaici o pale eoliche, la plastica ma anche la gomma sono fondamentali. Se dobbiamo risparmiare acqua, la plastica è irrinunciabile. Se usiamo un approccio positivo e un atteggiamento scientifico, le virtù di questo materiale, che ha contribuito al benessere del pianeta negli ultimi sessant’anni, potranno dare il proprio contributo anche nei prossimi Sessanta.