Il settore della “ristorazione veloce”- che un tempo chiamavamo fast food – è una realtà sempre più presente nelle città italiane ed europee. Nel corso degli anni abbiamo visto fiorire in tutto il mondo ristoranti e locali che propongono un tipo di ristorazione legata allo street food e al consumo “informale”, sia esso in loco o da asporto.
Rapidità, convenienza e comodità sono le caratteristiche che hanno reso questo settore così popolare tra i consumatori, tanto da portarlo a rappresentare l’1% dei livelli di occupazione complessiva europea.
Lo IEO e il problema dei rifiuti di imballaggio
Indubbiamente la popolarità dell’Informal Eating Out (IEO) ha posto l’Europa davanti al crescente problema dei rifiuti di imballaggio generato da questo settore. Gli imballaggi infatti sono strettamente necessari in questa tipologia di ristorazione e devono soddisfare precisi standard alimentari e requisiti di sicurezza.
L’ipotesi messa in campo dall’Europa è quella di equiparare il packaging “da asporto” a quello legato al consumo in loco, ovvero privilegiare il riuso e limitare al massimo, fino al divieto di utilizzo, il monouso in plastica. Questa ipotesi risulta però in contrasto con i risultati dello studio realizzato dall’Istituto A.T. Kearney.
Lo studio Kearney
Lo studio “No Silver Bullet” di Kearney si pone come obiettivo proprio la valutazione degli effetti delle diverse soluzioni di circolarità dei rifiuti di imballaggio da consumo in loco e da asporto. Lo studio parte dall’osservazione dei fatti, dai quali ha poi costruito una varietà di scenari per valutare e quantificare l’impatto economico, ambientale e sui consumatori di tre diverse opzioni di circolarità: la riduzione/sostituzione con materiali da compostaggio, il riutilizzo (indicizzato sugli obiettivi proposti per il PPWR, il nuovo Regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti d’imballaggio proposto dall’Unione Europea) e il riciclo.
Il consumo da asporto
Per quanto riguarda gli imballaggi del cibo da asporto lo studio Kearney boccia la soluzione del packaging riutilizzabile e mette in guardia dall’implementare modelli simili al consumo in loco poiché questi avrebbero un effetto negativo sull’ambiente, dovuto all’aumento dei rifiuti in plastica, del consumo idrico ed energetico e delle emissioni di gas serra, oltre a richiedere un significativo investimento economico iniziale e a impattare negativamente sull’esperienza dei consumatori con un aumento dei rischi per la sicurezza alimentare. Al contrario, sia le soluzioni di riciclaggio che quelle di compostaggio, sembrano avere un elevato potenziale.
Il consumo in loco
Per quanto concerne il consumo in loco, tutte le soluzioni di circolarità esplorate dallo studio Kearney risultano utili anche se in misura diversa. L’ideale sarebbe dare priorità a soluzioni e infrastrutture di riciclo replicabili su larga scala, implementare il compostaggio per alcuni articoli di imballaggio, e introdurre e testare gli imballaggi riutilizzabili per alcune applicazioni specifiche.
Le conclusioni dello studio Kearney
Ciò che emerge chiaramente dalla ricerca è che, per garantire la circolarità ai segmenti da asporto e consumo in loco, è necessario adottare un mix di soluzioni. Solo un approccio personalizzato e multi-soluzione consentirà all’ Europa di raggiungere le sue ambizioni in tema di economia circolare: applicare al settore IEO i modelli previsti – anche se non ancora approvati – per il settore del consumo in loco arrecherebbe danni all’ambiente anziché proteggerlo