Cosa succede alla plastica che non può essere riciclata?
Quando facciamo la raccolta differenziata a volte non ci accorgiamo di commettere dei piccoli errori: alcuni prodotti in plastica infatti non dovrebbero essere conferite nella differenziata della plastica perché questa riguarda solo gli imballaggi (che invece, in Italia possono e, anzi, devono essere raccolti in modo differenziato). In ogni caso, nei centri di riciclo, avvengono la selezione e la separazione degli imballaggi riciclabili da quelli non riciclabili e dagli oggetti finiti lì per errore che vengono poi portati in centri specializzati dove vengono lavorati e trasformati in quello che viene chiamato Plasmix.
Geopop in collaborazione con COREPLA ha realizzato un interessante servizio in cui viene mostrato il processo di lavorazione del Plasmix da scarto a combustibile. In Italia infatti esistono impianti che lavorano gli scarti della plastica e li trasformano in combustibile alternativo, donandogli così nuova vita.
Il processo di lavorazione del Plasmix
Tramite una serie di scrupolosi step, il Plasmix viene triturato in piccoli frammenti e successivamente filtrato dai residui di metalli ferrosi. Alla fine del processo di lavorazione, si ottiene il CSS (combustibile solido secondario), un combustibile utilizzabile principalmente come fonte energetica nei cementifici. Il CSS ha un potere calorifero molto simile a quello del Petcock, sostanza di origine petrolifera che attualmente viene utilizzata come combustibile nell’ 80% circa dei cementifici italiani.
I vantaggi derivati dall’utilizzo del CSS
L’utilizzo del CSS ha dei vantaggi evidenti rispetto al Petcock: il Petcock è un combustibile sintetico che si ottiene come residuo della raffinazione del petrolio e risulta essere molto più inquinante del CSS. L’utilizzo del CSS anziché del Petcock permetterebbe di risparmiare tra i 550 e i 1300 kg di CO2 per tonnellata; inoltre, anche le emissioni dovute all’importazione del Petcock, proveniente da Paesi come USA, Canada, Venezuela, Messico, verrebbero abbattute. Prediligere il CSS rispetto al Petcock non consentirebbe solo un vantaggio ambientale ma anche economico, infatti grazie al suo impiego si abbatterebbero i costi logistici dell’importazione normalmente associati al Petcock.
Il CSS ha quindi innumerevoli vantaggi: limita la quantità di rifiuti destinati alla discarica e ha un impatto ambientale e un costo economico inferiori rispetto all’alternativa derivata da combustibili fossili. Aumentare l’utilizzo di questo materiale fino a raggiungere la media europea del 50% sarebbe un obiettivo da perseguire per ottenere un impatto fortemente positivo sia da punto di vista ambientale che economico
Fonte Corepla plastica come combustibile: COREPLA La plastica che “diventa” combustibile