Il 4° Rapporto sull’economia circolare 2022 riporta che l’Italia, insieme alla Francia, è il Paese che guida la classifica in termini di performance di economia circolare, confermando per il 2021 il primato registrato l’anno precedente. In seconda posizione, staccata di tre punti, si attesta la Spagna con 16 punti. Decisamente più contenuto è l’indice di performance di circolarità della Polonia e della Germania che ottengono, rispettivamente 12 e 11 punti.
La classifica di circolarità nelle cinque principali economie dell’Unione europea è basata su sette indicatori: il tasso di riciclo complessivo dei rifiuti; il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo; la produttività delle risorse; il rapporto fra la produzione dei rifiuti e il consumo di materiali; la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale lordo di energia; la riparazione; il consumo di suolo.
Interessante è anche il trend di circolarità che misura l’incremento delle performance negli ultimi cinque anni. L’Italia è in testa alle cinque principali economie europee: ottiene 20 punti e stacca di quattro Germania e Polonia, classificate in seconda posizione. Spagna e Francia hanno totalizzato solo 14 punti. Il rapporto fa notare che raddoppiando l’attuale tasso di circolarità, a livello globale si potrebbero tagliare ben 22,8 miliardi di tonnellate di gas serra.
L’Italia leader nella gestione dei rifiuti e consumo di materiali
In Europa la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti nel 2018 (ultimo anno disponibile per tutta l’Unione) è stata pari al 35%. La quota rimanente è stata avviata a recupero energetico o a smaltimento in discarica. In Italia la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti ha raggiunto il 68%: è il dato più elevato dell’Unione europea. Cresciuto di 9 punti percentuali tra il 2010 e il 2018 a fronte di una media europea pressoché invariata.
Per quanto riguarda la plastica il rapporto sull’economia circolare fa notare che la maggior parte delle plastiche è riciclabile e il corretto riciclo potrebbe comportare una riduzione fino al 90% delle emissioni rispetto a quelle dovute alla produzione di nuova plastica. Del resto in Italia i rifiuti di imballaggio avviati a riciclo hanno consentito di evitare il consumo di circa 4,6 Mt di materie prime vergini e l’emissione in atmosfera di 4,4 Mt di CO2eq.
L’Italia sul podio per l’utilizzo di materie riciclate
La positiva performance dell’Italia viene confermata anche dal tasso di utilizzo circolare di materia, cioè il rapporto tra l’uso proveniente da materie prime vergini e da materie riciclate. Nel 2020, ultimo anno disponibile di dati, nell’Unione europea il tasso di utilizzo circolare di materia è stato pari al 12,8%. In Italia il valore ha raggiunto il 21,6%, secondo solamente a quello della Francia (22,2%) e di quasi dieci punti percentuali superiore a quello della Germania (13,4%). La Spagna (11,2%) e la Polonia (9,9%) occupano rispettivamente la quarta e la quinta posizione. Interessante osservare come per questo specifico indicatore l’Italia si attesti in quarta posizione rispetto a tutti e 27 i Paesi UE, dietro soltanto a Paesi storicamente virtuosi come i Paesi Bassi (30,9%) e il Belgio (23%), oltre che alla Francia come abbiamo detto poco sopra. Inoltre, l’Italia ha conosciuto negli anni un trend di crescita del tasso di utilizzo circolare di materia praticamente continuo, partendo dall’11,6% del 2011 per arrivare al 21,6% del 2020. Da osservare come nell’ultimo anno di analisi in Italia l’incremento sia stato del 2,1%, a fronte di un aumento medio a livello europeo dello 0,8%.
L’Italia si conferma dunque molto attenta al tema dell’economia circolare, cui contribuisce in particolare con la gestione dei rifiuti, l’uso circolare della materia e una notevole produttività delle risorse: In Europa nel 2020, a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorse consumate sono stati generati 2,1 euro di PIL. L’Italia è arrivata a 3,5 euro di PIL (il 60% in più rispetto alla media UE).